Immaginate quanto ci costa
mantenere uno Stato estero, uno pseudostato, un’entità fittizia e artificiale ,
un apparato che oltretutto si intromette spesso e pesantemente negli aspetti
della vita del nostro Paese, anche mobilitando forze politiche e conducendo
costose campagne di pressione rese possibili solo dall’enorme abbondanza di
danaro di cui dispone.Chi conosce i meccanismi che arricchiscono la
Chiesa a discapito delle finanze pubbliche del nostro Paese? E perché
nessun politico affronta questi argomenti?
La Chiesa Cattolica ,con
le sue gerarchie non elette dal popolo e non sottoposta a vincoli democratici ,
costa ai cittadini italiani più del sistema politico. Soltanto agli italiani ,
almeno in queste dimensioni. Non ai francesi , agli spagnoli, ai tedeschi ,
agli americani , che pure pagano come noi il costo della democrazia, magari con
migliori risultati.Il sistema con l’ accordo del 1984 di revisione del
Concordato , voluto da Bettino Craxi, e con la legge 222/85 di applicazione
dell’intesa finanziaria in essa contenuta, configura un sistema di
finanziamento pubblico affidato alla gestione della Conferenza Episcopale
Italiana , la CEI.Non si tratta, infatti, di autofinanziamento, come si tentò
di far credere in un primo momento, ma di autentico finanziamento diretto da
parte dello Stato Italiano che copre non solo le spese del sostentamento del
clero, come ai tempi della congrua, ma l’intera attività della Chiesa
Cattolica. Ne diamo qualche notizia , cominciando con i tributi
all’erario che la Chiesa evade con l’autorizzazione legale dei Patti
Lateranensi :
IRPEF:
(Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) I dipendenti della Santa Sede e
dello Stato della Città del Vaticano sono esentati. Retribuzioni, pensioni e
indennità di fine rapporto a propri impiegati e salariati, ancorché non
stabili, sono esenti dall’Irpef e dall’imposta locale sui redditi.
IRES:
(Imposta sul reddito delle società) interamente assoggettato alla categoria del
reddito d’impresa :un abbattimento del 50% è previsto per una serie di
soggetti tra cui gli enti di assistenza e beneficenza e gli altri enti il cui
fine è equiparato per legge ai fini di assistenza ed istruzione. Agevolazioni
che comunque escludono gli enti ecclesiastici non riconosciuti o quelli che,
pur riconosciuti, svolgono un’attività commerciale. Nel caso di attività
promiscua commerciale-religiosa gli enti ecclesiastici devono distinguere le
diverse fonti d’entrata. Le operazioni di carattere commerciale sono soggette
all’Iva (ma quelle religiose commerciali ospedaliere e didattiche) e tenute al
codice fiscale e partita Iva. Il reddito da fabbricati di proprietà del
Vaticano è inoltre esente da Ires, mentre i fabbricati destinati in maniera
esclusiva al culto e quelli dei cimiteri non sono considerati produttivi di reddito,
a prescindere dalla natura del soggetto che li possiede.
ICI:
(Imposta Comunale sugli Immobili) :la Chiesa è esente dall’imposta comunale
sugli immobili. Una vicenda questa che è stata più volte nel mirino delle
polemiche. Se, originariamente l’esenzione era limitata ai fabbricati destinati
in via esclusiva all’esercizio del culto – pertinenze (ad esempio le
‘canoniche’) comprese – è prevista da qualche anno anche l’esenzione dell’Ici
per gli immobili adibiti a scopi commerciali, purché sia presente una seppur
minima struttura destinata ad attività religiose come ad esempio una
‘cappella’.
IRAP:
(Imposta Regionale sulle Attività produttive) :gli stipendi dei sacerdoti non
costituiscono base imponibile ai fini dell’Irap così come il trattamento fiscale
dei proventi derivanti dall’attività lavorativa dei religiosi appartenenti agli
enti ecclesiastici.
TRIBUTI
VARI: gli immobili pontifici sono esenti sia da quelli ordinari sia
straordinari, verso lo Stato o qualsiasi altro ente.
DAZI E
DOGANE: Merci provenienti dall’estero e dirette alla Città del Vaticano,
o fuori di questa, a istituzioni o uffici della Santa Sede, ovunque situati,
sono sempre ammesse da qualunque punto del confine italiano e in qualunque
porto della Repubblica al transito per il territorio italiano con piena
esenzione dai diritti doganali e da dazi.A questo bisogna aggiungere qualche
miliardo di euro dagli introiti dell’ 8 x 1000 , la fornitura idrica che da
decenni la Chiesa non paga : Dal 1929 lo Stato Italiano si fa carico della
dotazione di acqua per lo Stato Vaticano: 5 milioni di metri cubi d’acqua. Per
le acque di scarico, CdV (Città del Vaticano) utilizza Acea (Acea è una delle
principali multiutility italiane. Quotata in Borsa nel 1999, è attiva nella
gestione e nello sviluppo di reti e servizi nei business dell’acqua,
dell’energia e dell’ambiente) , ma non paga le bollette. Perché? Perché
considera Acea “straniera” e quindi non la riconosce. Nel 1999 Acea si quota in
borsa e ha bisogno di soldi per il bilancio. Lo Stato Italiano cosa fa? Prende
soldi dalle finanziare per tappare i buchi. Con la finanziaria 2005 stanzia 25
milioni di euro per dotare il Vaticano di un sistema di acque proprie. Acea
continua però a lamentare i debiti. Finisce che lo Stato assicura allo stato
pontificio la dotazione d’acqua richiesta (1059 once all’anno) con carattere di
gratuità (come disposto dai patti lateranensi). Ad oggi quindi, il debito
ammonta a circa 52 milioni di euro. Lo Stato ha pagato, Acea ha tollerato, il
cittadino ’normale’ si vede, invece, (se moroso) sigillare il
contatore .
La Chiesa costa ogni anno
ai contribuenti italiani circa 7 miliardi e mezzo di euro. Più del costo del
sistema politico. Quasi una finanziaria. Quella che vi presento qui non è
che la stima ottimistica. Ce ne sono alcune che arrivano anche a 9 miliardi di
euro all’anno.L’otto per mille, grazie ad un meccanismo messo a punto a metà
degli anni 80 da un consulente del governo Craxi di nome Giulio Tremonti,
assegna alla Chiesa Cattolica anche le quote di chi non ha espresso alcuna
preferenza. Per fare un esempio, fatta 100 la base dei contribuenti, se ce ne
sono 40 che mettono una croce su uno dei destinatari possibili dell’8 per
mille, e 30 di questi scelgono la Chiesa Cattolica, i tre quarti degli altri 60
contribuenti che non hanno espresso alcuna preferenza – ben 45 persone – si
troveranno a devolvere il loro 8 per mille al Vaticano. Da 30 preferenze reali
a 75 con un colpo di bacchetta magica degno di Harry Potter. Un giochetto che
porta nelle casse della Chiesa Cattolica circa un miliardo di euro ogni anno.
Nel resto dell’Europa diversamente religiosa, naturalmente, la contribuzione è
non solo volontaria, ma le quote derivanti dalle preferenze non espresse
restano allo Stato.
Se siete deboli di cuore
non leggete la prossima frase. L’Art.47 della legge 20 maggio 1985 , n.
222 stabilisce che ogni anno, entro il mese di giugno, lo Stato corrisponde
alla Conferenza Episcopale Italiana un anticipo calcolato sulle preferenze
espresse dell’anno precedente. Avete capito bene: voi anticipate ogni anno le
tasse e l’Iva sulla base dei vostri guadagni passati e della presunzione di
quelli attuali. Se non avete guadagnato dovete giocoforza andare a rubare. Lo
Stato, viceversa, prende i vostri anticipi e li anticipa alla Chiesa Cattolica.
Che glieli abbiate dati o meno. Nel 2007 abbiamo anticipato alla CEI 354
milioni di euro.
Un altro miliardo se ne va
per gli stipendi ai circa 22 mila insegnanti di quella che impropriamente viene
chiamata ora di religione. In realtà, anche tecnicamente, si chiama
Insegnamento della Religione Cattolica (IRC), anche se lo stato non sa bene
cosa effettivamente si insegni durante le lezioni. Quello che è certo è che i
docenti – pagati dallo Stato italiano – ma nominati dalle Curie , che si azzardano
ad accennare alla storia delle altre religioni o a diverse concezioni del
mondo, vengono licenziati (in un caso su 250).
Almeno 700 milioni di euro
vengono versati da tutti noi per le convenzioni su scuola e sanità. Nel solo
2004, le scuole cattoliche hanno beneficiato di 258 milioni di euro di
finanziamento, 44 milioni per le cinque Università cattoliche, 20 milioni per
il Campus Biomedico dell’Opus Dei, portati a 30 dall’anno successivo. Con la
circolare ministeriale 38/2005, le scuole non statali hanno raddoppiato le
elargizioni: 527 milioni di euro, portati a 532,3 milioni a fronte dei tagli
all’istruzione. Si impoverisce l’istruzione per tutti, si arricchisce
l’istruzione per pochi. Più siete ignoranti, più siete propensi a votare per
maghi, ballerine, showgirl e presentatori.Le convenzioni pubbliche con gli
ospedali cattolici ammontano poi a un altro miliardo di euro. Quelle con gli
istituti di ricerca a circa 420 milioni mentre le case di cura raggranellano la
bellezza di 250 milioni di euro.
Poi ci sono le regalie una
tantum. Il Giubileo è stato finanziato con quattro spicci: 3500 miliardi di
vecchie lire. Uno degli ultimi raduni di Loreto ci è costato 2,5 milioni di
euro e così via, per una media annua di circa 250 milioni di euro.
Il mancato incasso
dell’Ici vale circa 700 milioni di euro all’anno, ma c’è chi
valutando il patrimonio immobiliare della Chiesa in alcune centinaia di
miliardi di euro, arriva a considerare il mancato gettito fiscale pari ad
almeno 6 miliardi di euro all’anno. Lo sconto del 50% su Ires, Irap e altre
imposte ci costa più o meno 500 milioni. L’elusione fiscale legalizzata del
mondo del turismo cattolico, con i suoi 40 milioni di pellegrini che ogni anno
vanno avanti e indietro dall’Italia, ammonta ad altri 600 milioni di euro.
A questi dati, si
aggiungono i 52 milioni di euro calcolati nell’articolo
Tele-Vaticano : il subappalto alla Chiesa Cattolica di oltre due terzi
del palinsesto del servizio pubblico televisivo, che il trattato di Amsterdam (
http://europa.eu/legislation_summaries/institutional_affairs/treaties/amsterdam_treaty/index_it.htm
) ci obbliga a ricollegare direttamente alle esigenze democratiche, sociali e
culturali della società, e all’esigenza di preservare il pluralismo dei mezzi
di comunicazione.Poi per non perdere l’abitudine nello spillare soldoni allo
Stato Italiano ci sono gli assistenti spirituali (preti o monaci) che svolgono
la loro attività di curatori delle anime in tutte le caserme delle Forze Armate
italiane , che ricoprono il grado di Ufficiale (Capitano , Maggiore o Tenente
Colonnello) con il relativo stipendio che il grado prevede , logicamente con
ufficio , segreteria personale e auto di servizio (da tenere presente che lo
stipendio per quei gradi oscilla dai 2700 euro ai 4000 secondo il grado ,
mensile per 13 mesi all’anno) , poi si aggiungono gli assistenti spirituali
negli ospedali, nelle carceri e il loro inquadramento è previsto nei livelli
retributivi medio alti , il tutto grava ,sempre e solo, sulle finanze dello
Stato o delle Regioni.
Non esiste un altro paese
che spende altrettanto per il costo di una religione. Nessun altro paese laico,
ovviamente.
A fronte di tutto questo,
qualche tempo fa la Chiesa Cattolica ha diramato un comunicato (
http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new/bd_home_cci.vis?id_n=2036 ) dove
afferma che “non è certo espressione di laicità, ma la sua degenerazione in
laicismo, l’ostilità a ogni forma di rilevanza politica e culturale della
religione”. Non oso immaginare quale tributo di sangue dovremmo pagare se non
fossimo così ostili a ogni forma di rilevanza politica e culturale della
religione. L’Avis al confronto è uno spaccio di succhi di frutta.
Ovviamente non sono tutte
rose e fiori. Anche la Chiesa, come la RAI fa con l’AGCOM (
http://www.byoblu.com/post/2009/08/20/TeleVaticano.aspx ), deve inviare un
resoconto dettagliato allo Stato italiano sull’utilizzo delle somme derivanti
dall’incasso dell’otto per mille. L’articolo 44 della legge 20 maggio
1985 , n. 222 dispone che la Conferenza Episcopale Italiana trasmetta
annualmente all’autorità statale competente il rendiconto relativo
all’effettiva utilizzazione delle somme di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo
comma, della stessa legge.
Se avete presente gli spot
elettorali della CEI per incentivare la preferenza sull’otto per mille, quelli
con la musica strappalacrime e i bambini africani che spalancano enormi
occhioni scuri provati dalla fame, sapete bene che il mantenimento delle
missioni e gli interventi caritativi nel mondo sono un argomento efficacemente
usato per convincervi ad apporre la famigerata firma sulla dichiarazione dei
redditi. Stupisce quindi che gli interventi caritativi a favore dei paesi del
terzo mondo, nel rendiconto relativo all’utilizzazione delle somme pervenute
nel 2007 , assommino a soli 85 milioni di euro, circa l’8% del
totale ricevuto. C’è poi un 12% utilizzato per interventi di carità in Italia e
il resto serve all’autofinanziamento: il 35% va agli stipendi dei quasi 40 mila
sacerdoti italiani, mentre mezzo miliardo all’anno viene speso per
imperscrutabili esigenze di culto, spese di catechesi, attività finanziarie ed
immobiliari. “Il Vaticano è il più ricco Stato del mondo per reddito pro
capite.” Sentite questa dichiarazione : “La Chiesa sta diventando per
molti l’ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro
che l’ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro
pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più
ostacolare il vero spirito del cristianesimo.”
Non sono frasi mie queste.
L’ha detto trent’anni fa un teologo progressista: Joseph Ratzinger.
Alla fine facendo un po’
di conti di aritmetica pura, con i circa 8 miliardi di euro all’anno, per
gli ultimi 27 anni che intercorrono tra la Revisione del Concordato del 1984 ad
oggi , la somma versata sotto forma di tangente allo stato del Vaticano è stata
di 216 miliardi di euro , che tradotti in vecchie lire assommano a 424mila
miliardi. Possono secondo voi gli italiani sopportare questo pizzo di vera camorra,
per lo più in questa fase di profonda crisi economica che sta affamando un
intero popolo?
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