I Contribuenti, pertanto anche le
quote di coloro che non hanno scelto nessuna destinazione, vengono comunque
ripartite in proporzione alle percentuali di scelte realmente effettuate, come
previsto dalla legge 222 del 1985 all’art. 37: “in caso di scelte non
espresse da parte dei contribuenti la destinazione si stabilisce in proporzione
alle scelte espresse”. In base a questo espediente, si verifica
un sorprendente effetto di amplificazione, di cui beneficia soprattutto la
Chiesa Cattolica. Così, sebbene in media solo tre italiani su dieci
scelgano di destinare l’8 x mille del loro prelievo fiscale alla Chiesa
Cattolica, in pratica questa incasserà anche la maggior parte gettito dell’8
per mille non destinato ad alcuno. Insomma, più aumentano le astensioni più si
accrescono gli introiti del Vaticano, che ottiene un finanziamento quasi
triplo rispetto ai consensi espliciti ottenuti a suo favore.
Nel 2007, la
Conferenza episcopale italiana si troverà ad incassare più di un
miliardo di euro. Vale appena notare che di questa somma ingente, solo
205.000.000 (di cui 90 milioni alle diocesi, 85 milioni al terzo mondo, 30
milioni per interventi di carattere nazionale) sono stati destinati ad
interventi caritatevoli ed umanitari. La quota maggiore è andata al finanziamento
di apparati e strutture clericali: 353.708.000 per il sostentamento del clero;
432.570.769 per culto e pastorale.
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