Tempi stretti per il decreto legge che conterrà la manovra correttiva da 25 miliardi (e forse più): il governo potrebbe presentarlo già alla fine della prossima settimana o all’inizio di quella successiva, comunque entro la fine del mese.
E la lista degli interventi si allunga, abbracciando tutti i grandi capitoli della spesa, dal pubblico impiego alla sanità passando anche per la previdenza. Sul fronte delle entrate è in preparazione una nuova stretta sull’evasione, con un occhio particolare al settore dei giochi. La volontà di fare presto risulta rafforzata, semmai ce fosse bisogno, dalle nuove preoccupazioni sull’euro e sulla tenuta di alcuni Paesi a iniziare dalla Grecia. In questo clima di quasi emergenza, sarà più facile per il ministero dell’Economia imporre misure anche drastiche, che in alcuni casi ricalcano quelle già annunciate all’estero. Ad esempio i dipendenti pubblici, per i quali almeno fino al 2011 non si parlerà di rinnovo contrattuale, potrebbero anche subire una sorta di congelamento del loro reddito effettivo, con il taglio della futura dinamica salariale derivante dai contratti di secondo livello, quindi dai vari fondi di amministrazione. Il congelamento sarebbe esteso ai settori non contrattualizzati: magistrati, prefetti, forze dell’ordine. Sarà poi prorogato e inasprito il blocco delle assunzioni, mentre altri risparmi potrebbero arrivare dal raddoppio del tempo di attesa per la buonuscita percepita da chi lascia il servizio: passerebbe da tre a sei mesi. Allo studio anche una sorta di contributo di solidarietà sulle retribuzione dei super-dirigenti. Una misura che si sposa con la proposta fatta ieri dal ministro Calderoli per la politica: taglio del 5 per cento delle retribuzioni di parlamentari e ministri, come ha fatto in Gran Bretagna il neopremier Cameron.
Ai risparmi dovrebbero contribuire anche le pensioni. Non con una nuova riforma strutturale, ma con interventi pensati per fare cassa. In cima alla lista delle ipotesi c’è ancora una volta la stretta sulle finestre di uscita, che passerebbero per le pensioni di anzianità da due a una sola l’anno. Ma nel mirino ci sono anche i trattamenti di invalidità: oltre ad una nuova ondata di controlli a caccia di falsi invalidi, il governo potrebbe decidere di legare al reddito l’assegnazione dell’indennità di accompagnamento, che rappresenta circa i tre quarti della spesa complessiva di questo capitolo.
Per gli enti locali è in arrivo un ulteriore rafforzamento del Patto di stabilità interno, mentre in campo sanitario – in attesa dell’esito finale della trattativa con le Regioni in deficit – si studiano nuove forme di controllo della spesa farmaceutica e la riproposta del ticket da 10 euro introdotto dal precedente governo e poi cancellato con una copertura da 834 milioni.
Non ci saranno ritocchi alle aliquote fiscali, ma l’armamentario delle misure anti-evasione potrebbe arricchirsi di nuovi meccanismi, in particolare sul terreno del contrasto al gioco illegale a partire da quello on line. E resta probabile il ricorso ad una sorta di sanatoria per le unità immobiliari non accatastate, da gestire insieme ai Comuni: quelli che si trovano in situazione irregolare sono circa due milioni, numero che garantirebbe ottime entrate – pur se una tantum – anche se fosse prevista una sanzione relativamente bassa, ad esempio intorno al migliaio di euro. di Luca Cifoni
Le pensioni di anzianità sono quelle conseguite prima dell’età della vecchiaia (60 anni per le donne salvo le dipendenti pubbliche e 65 per gli uomini). Per poter sfruttare questa possibilità occorrono attualmente 60 anni di età e 35 di contributi, oppure 59 e 36, o ancora 40 di contributi indipendentemente dall’età. Chi consegue il diritto deve però lasciare effettivamente il lavoro utilizzando due “finestre” annuali, con un’attesa supplementare fino ad un anno per i dipendenti e fino ad uno e mezzo per gli autonomi.
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